Un filone dell’indagine sulla corruzione nella sanità romana tocca anche Guidonia Montecelio, con l’arresto, nella mattina di oggi, di Mario Dionisi, amministratore delegato di Diagnostica Medica srl., e di sua sorella Rossella, attualmente ai domiciliari.
L’indagine, portata avanti dal PM Corrado Fasanelli, che li coinvolge, si concentra attorno alla figura di Maurizio Ferraresi, dirigente dell’Asl Roma 1 e esperto di medicina legale, che avrebbe utilizzato le sue conoscenze per ottenere tangenti e favoritismi all’interno dell’area medica e giudiziaria.
L’inchiesta, così, si articola in tre direzioni investigative diverse, ben articolate tra loro. La prima vedrebbe il coinvolgimento di Antonio Angelucci, imprenditore e deputato di Forza Italia, che avrebbe chiesto allo stesso Ferraresi di capovolgere un procedimento, ormai in sede di Cassazione, riguardante un sequestro preventivo disposto dalla procura di Bari nei confronti del consorzio San Raffaele e della Finanziaria Tosinvest per 7 milioni di euro. Ferraresi, dopo aver negoziato con Angelucci l’assunzione dei due figli e delle rispettive fidanzate in una delle sue aziende per uno stipendio mensile di 2.500 euro, si sarebbe quindi rivolto all’ex giudice di Cassazione Franco Amedeo, che avrebbe a sua volta richiesto al dirigente Asl l’autorizzazione per effettuare una mastoplastica al seno di una amica stretta a spese del Servizio Sanitario Nazionale come favore per il suo interessamento. Amedeo, secondo la procura, si sarebbe allora messo in contatto con il presidente della VI sezione della suprema corte, che però avrebbe respinto la richiesta consegnando un nulla di fatto.
Il deputato si è subito difeso sui social: «In relazione all’avviso di garanzia oggi notificato dalla procura di Roma per l’ipotesi di traffico di influenze illecite per due assunzioni che non sono avvenute sono totalmente estraneo ai fatti».
La seconda diramazione delle indagini ha invece portato allo scoperto una presunta turbativa d’asta tra Ferraresi e Claudio Cascarino, dirigente Rup e responsabile della gara d’appalto di 14 milioni di euro per la ristrutturazione di una Asl. Secondo gli inquirenti, Cascarino avrebbe contattato Ferraresi per tentare di indirizzare il bando a tre imprenditori: Sandro Federici, Carlo Maria Martino e Nello Delli Castelli, tutti finiti ai domiciliari.
Ferraresi, inoltre, è l’uomo cardine che collega le indagini sulla sanità a Mario Dionisi. Egli avrebbe consegnato ogni mese al dirigente Asl 5 mila euro, nelle intercettazioni denominati come “5 mila globuli bianchi”, per ottenere in esclusiva analisi da svolgere a carico dei pazienti della Commissione Patenti Speciali, di cui Ferraresi è membro. A dare input alle indagini, è stata nel 2016 la ex fidanzata di Dionisi, che ha denunciato il giro di mazzette alla Procura di Tivoli. In tale ricostruzione Dionisi avrebbe retribuito Ferraresi, fornendogli tangenti in cambio di favori, sin dal 2010.
Mario Dionisi è stato a lungo titolare della società dei Laboratori Analisi Guidonia e Villanova, ceduta poi a una società austriaca, la LifeBrain AG, che aveva rilevato il Gruppo Guidonia, composto da 7 società con circa 200 dipendenti nel 2014. Dionisi era tuttavia rimasto nel consiglio di amministrazione e nel management team della società per garantire continuità nella gestione e contribuire a un ulteriore sviluppo. Egli è stato inoltre un consigliere comunale di Guidonia Montecelio e nell’ultima campagna elettorale del 2014 aveva sostenuto la candidatura di Fabiano Valelli con l’Udc.
Al momento gli inquirenti hanno posto provvedimenti restrittivi a 9 persone, di cui 3 in carcere (Dionisi, Cascarino e Ferraresi) e 6 agli arresti domiciliari (Rossella Dionisi e altri dipendenti dell’Asl Roma 1), iscrivendo altre 10 persone nel registro degli indagati. L’inchiesta, tuttavia, non sembra essersi conclusa perché molti dati e intercettazioni sembrano ancora in grado di far tremare l’intero mondo della sanità romana.
