Nei giorni scorsi a seguito dell’operazione antimafia coordinata da Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo sono stati fermati 22 soggetti di interesse operativo ritenuti affiliati al latitante Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1994.
Dall’attività investigativa messa in campo emergeva che lo stesso Boss di mafia era nascosto in Calabria, dove avrebbe trovato anche la complicità della n’drangheta per continuare la sua latitanza.
Gli aspri territori, con la loro conformazione morfologica ed il muro culturale di alcune realtà calabre rendono difficile anche le ricerche. In tali aree la mancanza di lavoro e le difficolta’ economiche che ne conseguono fanno si che soggetti vengano facilmente affiliati alle organizzazioni mafiose.
Quest’ultime che cercano di sostituirsi in tutto ad uno Stato, spesso assente o che arranca a tener testa a sistemi criminali molto evoluti ed all’avanguardia, i quali beneficiano di professionalità specialistiche ad esempio per riciclare i denari proventi di attività illecite o per gestire i propri beni in territorio italiano o estero.
Le Mafie si insidiano nel tessuto socio-economico e anche se un boss risulta latitante continua spesso ad avere le redini delle braccia del mandamento continuando a comunicare con il proprio personale.
In un’ordinanza di custodia cautelare emessa a Milano evince come addirittura proventi di Expo 2015, risultano ricollegabili al super boss trapanese.