Matt Damon, che nel film “Sopravvissuto, The Martian” interpreta un astronauta creduto morto e costretto ad adattarsi a una vita solitaria su un pianeta ostile, l’aveva pronosticato: è possibile far crescere le piante alla base del nostro sostentamento anche nello spazio.
A dimostrarlo, però, è stato l’astronauta Scott Kelly, che sul suo profilo Twitter mostra orgogliosamente il primo fiore cresciuto e sbocciato nello spazio, dopo essersi già reso protagonista del primo pasto a base di una lattuga romana coltivata direttamente in orbita, sulla Stazione Spaziale Internazionale.
L’americano, insieme al suo team di scienziati, ha scelto di far fiorire una zinnia, caratterizzata da una “sensibilità alle condizioni ambientali e alla luce”, e di farla sviluppare all’interno del “Veggie plant growth facility”, il sistema di produzione di piante e vegetali sviluppato dalla Nasa.
Kelly, tuttavia, ha dovuto superare molti ostacoli per riuscire a farla sbocciare, tanto che a dicembre 2015 la situazione della piantina sembrava critica. L’astronauta ha dovuto così richiedere alla Nasa il permesso di procedere senza tener conto del protocollo e, una volta accordatagli la piena autonomia d’azione, è riuscito a risolvere il problema dell’irrigazione e non solo a far sopravvivere la pianta, ma addirittura a farla fiorire.
Scott Kelly, con il suo esperimento di space gardening, è riuscito a realizzare il primo “giardino” in orbita e a dare nuovo slancio agli studi sul comportamento dei vegetali in condizioni di microgravità, che si riveleranno molto utili in vista di futuri viaggi, sempre più lunghi e distanti, verso lo sconosciuto spazio interplanetario. Forse, dopotutto, “abbiamo già trovato altre forme di vita nel nostro universo”, come ha commentato anche lo stesso Kelly su Twitter.