L’Europa da sola potrebbe non farcela a gestire l’ondata migratoria che si sta abbattendo sulle sue coste e frontiere. Lo dicono i dati rilasciati da Frontex, l’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea: sono 710.000 i profughi che hanno valicato il confine con l’Unione Europea nei primi 9 mesi del 2015. Una situazione totalmente diversa rispetto allo scorso anno, in cui ne erano stati registrati solo 282.000 totali.
Tra le soluzioni proposte, spicca per audacia quella della premier tedesca Angela Merkel che, durante la visita istituzionale di domenica scorsa in Turchia, ha dichiarato che la Germania sarebbe pronta ad accelerare il processo di adesione del paese all’Unione Europea, a patto di ricevere aiuto da Ankara per la crisi migratoria in atto.
Nella conferenza stampa a cui ha partecipato, il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu aveva infatti esplicitamente asserito: «La Turchia non è un campo di concentramento in cui stanno tutti i rifugiati” e non li ospiterà per sempre per tranquillizzare l’Europa. L’ho detto anche a Merkel” nell’incontro di ieri a Istanbul». «L’immigrazione illegale deve essere tenuta adeguatamente sotto controllo, quindi creeremo dei meccanismi condivisi con l’Ue. Ma non possiamo accettare un accordo del tipo ‘noi vi diamo i soldi e loro restano in Turchia’». Ha aggiunto Davutoglu.
La Merkel ha inoltre incontrato il presidente Recep Tayypp Erdogan, il quale ha ribadito con più forza di avallare la richiesta di annessione della Turchia, richiesta indirizzata anche ai governi del Regno Unito, Francia e Spagna, poiché egli paventa che lo stato anatolico possa subire “una nuova e significativa ondata migratoria”, dovuta ai nuovi combattimenti che si stanno susseguendo ad Aleppo e all’attentato kamikaze che ha fatto più di 100 morti ad Ankara.
La Cancelliera, che in un primo momento aveva adottato una politica di piena apertura verso le politiche di accoglienza di coloro che provenivano dalla rotta balcanica, ammonendo anche molti altri paesi dell’Ue affinché vagliassero più richieste d’asilo rispetto al passato, si è dovuta però scontrare con le stime sempre più in crescita, il malcontento dei tedeschi e la disapprovazione del suo stesso partito.
Decisa a trovare una decisione che possa così salvare il suo paese dal sovraffollamento e il suo governo dalla crisi, Angela si è rivolta a Erdogan per attuare il piano, già proposto dall’Ue, per mantenere gli immigrati sul suolo turco: in cambio della creazione di nuovi campi profughi nel paese, è previsto un aiuto finanziario, che è stato stimato già sui 3 miliardi di euro, e concessioni varie, come ad esempio la liberalizzazione dei visti e l’adesione all’Ue.
Nonostante la Merkel si sia dimostrata disposta a metter mano al dossier già entro quest’anno, la proposta è stata accettata con qualche remora dalla leadership turca, poiché Davutoglu ha dichiarato che “la crisi non può essere risolta senza una soluzione al conflitto in Siria”. Egli infatti ha proposto la creazione di una “safe zone” nel nord della Siria, al fine di circoscrivere l’area degli scontri tra i ribelli e le forze di Assad.
La chiara richiesta formulata dal governo turco ci riporta indietro al lontano 2005, quando la polemica che infiammava il dibattito del Parlamento Europeo verteva sull’estraneità della Turchia a maggioranza musulmana rispetto agli altri paesi cattolici. Una diatriba a quanto pare ormai superata, per la salvaguardia dei confini tedeschi.
Giorgia Golia