Come spesso accade, i lavori per la nuova linea della metropolitana di Roma sono spesso intervallati da analisi archeologiche di vasta scala che riportano alla luce grandiose vestigia del passato, ma che allungano anche i tempi per la consegna delle strutture.
Diversa sembra invece essere la sorte della fermata Amba Aradam, alle pendici del Celio, la cui realizzazione non sarà compromessa dalle recenti scoperte del sottosuolo capitolino. Sotto l’area predisposta per la creazione della stazione è stata infatti ritrovata una caserma romana del II secolo d.C., a circa 9 metri di profondità.
La superficie occupata dagli scavi al momento è di circa 1700 metri quadrati, con mosaici e affreschi in perfette condizioni che stanno lentamente tornando a splendere. La particolarità di questa stazione San Giovanni e il Colosseo sarà quindi quella di inglobare l’intero sito archeologico, facendo qualche modifica del progetto originale, di modo tale da renderla un grande sito archeologico funzionale ai bisogni di trasporto delle nuove generazioni di romani.
Le maggiori rassicurazioni sullo stato di avanzamento del cantiere e sulla conservazione della nuova scoperta sono derivate dal soprintendente speciale per il Colosseo, Francesco Prosperetti: «Mentre prima i sondaggi fatti su Chiesa Nuova e su Piazza Venezia hanno rivelato delle strutture che hanno dato delle indicazioni per il proseguo delle progettazioni, qui siamo in fase attuativa, cioè qui non ci confrontiamo con il ‘se fare o non fare’ ma con il ‘come fare’, come realizzare a Roma un’opera pubblica che, come forse non si è mai tentato in passato, si confronti nel concreto con la storia di questa città».
«La sfida affascinante – ha continuato il soprintendente ‒ sarà quella di integrare uno spazio archeologico nella stazione, uno spazio che sappia parlare del sottosuolo di Roma ai viaggiatori. Questo ritrovamento non è un limite, un incidente, ma l’opportunità di costruire a Roma la più bella metropolitana del mondo». Prosperetti ha inoltre dichiarato che il tempo previsto per il completamento dell’opera non subirà ritardi (la consegna è prevista per il 2021) né un rincaro dei costi.
Nella Città Eterna l’antico si mescola al nuovo da molti secoli, tuttavia è forse la prima volta che gli edifici romani non vanno a sostenere le fondamenta di nuovi edifici ma vengono portati alla luce per diventarne parte integrante. Un progetto di tale portata potrebbe costituire, nei limiti dell’architettura moderna, un precedente importante per dare ancor più risalto all’immenso patrimonio che giace sotto i piedi degli abitanti della Capitale.
Giorgia Golia