Dopo la promessa, fatta dal premier Matteo Renzi, di riservare ancora più fondi alla cultura, il comportamento di 9 dipendenti del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma non ha di certo reso onore a una tale istituzione.
L’indagine, iniziata nel febbraio del 2015 e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Roma Eur sotto la denominazione di “Museum”, ha permesso di accertare che i 9 dipendenti, di età compresa tra i 43 e i 65 anni, “dopo aver marcato la presenza presso l’apposito rilevatore con lettura badge, si allontanavano dal posto di lavoro oppure timbravano per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi rispetto all’orario previsto o che addirittura non si presentavano al lavoro.”
Gli agenti del nucleo operativo hanno dato il via a servizi di osservazione, pedinamento e controllo, con esecuzione di video e acquisizione del filmato delle videocamere all’interno del Museo. In tal modo hanno potuto evidenziare di accertare un notevole numero di truffe perpetrate dagli indagati, i quali, durante l’orario lavorativo, si recavano a fare la spesa o a centri di scommesse sportive.
Le accuse che gli sono state mosse sono: “falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, “truffa ai danni dello Stato”, “false attestazioni e certificazioni”, inoltre, attraverso un’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, sono stati tutti interdetti dall’esercizio dei pubblici uffici per un anno.
Una notizia così, purtroppo, non fa più scandalo, poiché negli anni abbiamo visto pagine di cronaca piene di fotografie e ordinanze di questo genere. Negli uffici, dove il caos regna sovrano, ormai comportamenti come questi segnano la normalità degli eventi, eppure appare ancora più vergognoso che in un museo, nel paese eletto universalmente epicentro della cultura, ci sia un disinteresse tale verso le responsabilità, e i doveri, che il proprio lavoro concede.
Giorgia Golia