È stato presentato ieri al Festival del Cinema di Roma il documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky, regista russo candidato anche all’Oscar, che narra la vita del pontefice e i temi del suo pontificato. Tra questi, vi è anche un’intervista rilasciata nel maggio dello scorso anno alla giornalista messicana Valentina Alazraki in cui PAPA FRANCESCO afferma qualcosa di rivoluzionario:
«Le persone omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Mi sono battuto per questo».
Nessun Papa, fino ad ora, aveva espresso così nettamente una vicinanza e un’apertura per le UNIONI CIVILI, il cui riconoscimento sarebbe la garanzia di essere considerati familiari anche in casi di emergenza, malattia o morte.
Ma dobbiamo fare attenzione sulla reale rivoluzione. In realtà, Papa Bergoglio non parla di matrimoni fra omosessuali, bensì di “unioni civili”. Quando era arcivescovo di Buenos Aires, condusse un’aspra battaglia contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso affermando: «paragonare le relazioni omosessuali al matrimonio eterosessuali sarebbe una REGRESSIONE ANTROPOLOGICA» e anche sulle adozioni aveva specificato che «ogni bambino ha bisogno di un padre e di una madre per poter forgiare la propria identità».
Juan Carlos Scannone, il “teologo del Papa”, aveva già detto al giornalista francese Frédéric Martel: «Credo che Jorge intendesse davvero dare diritti alle coppie omosessuali, era la sua idea. Ma non era favorevole al matrimonio poiché è un sacramento.»
La dottrina, dunque, è ancora quella ed è la stessa su cui vengono formati i nuovi parroci, i quali dovrebbero invece aprirsi a tutte le realtà sociali e avere un punto di vista nuovo e giovane.
Non si tratta, quindi, di una vera e propria rivoluzione, ma sicuramente qualcosa si sta muovendo.
