Caro Marcello,
solo una domanda: tu sei convinto che ci sia un modo per essere perfetti dinanzi alla morte?
Io penso di no, la morte da un punto di vista temporale, è punto impreciso della nostra vita, al contrario della nascita.
Nel tentativo quasi patetico che l’uomo adotta nell’atteggiarsi dinnanzi all’ultimo evento della propria vita, si osservano una cosa precisa: l’autocelebrazione del proprio ego che rasenta un narcisismo cronico anche nell’ultimo istante, quello del ciack, o del sorridi dinnanzi al flash…..e poi è un attimo.
Comunque bravo
Intanto, grazie mille per i complimenti.
Un modo perfetto? Probabilmente ognuno può trovare il proprio, per quanto difficile. Normalmente cerchiamo di rimuoverla perché la temiamo, e da ciò probabilmente deriva quella autocelebrazione che tu dici, ovvero un modo per negarla. Se si accettasse invece la morte come parte integrante della vita, e non solo come sua contrapposizione, ecco, forse potremmo approcciarla più serenamente con una maggiore maturità, cosa che a molti pochi riesce.
Il tuo racconto e’ quello di una giornata “poco” normale…il giorno dei giorni.
Si effettivamente per quanto ci si possa preparare ad accogliere il nostro ultimo attimo di vita, e’ sempre difficile aspettarlo nella maniera giusta, semmai ci fosse.
Io ho interpretato il tuo corto, forse nel senso opposto: andare incontro alla morte e’ un po’ prenderla in giro, accettarne la sfida sapendo che sarà una strada senza uscita….o se preferisci a senso unico.
Complimenti ed auguri per il tuo futuro
Grazie mille!
Io credo che, soprattutto per un corto aperto come questo, ogni lettura che un film suggerisce sia valida. Incasellarlo in un’unica chiave interpretativa sarebbe limitante… quindi, ben venga qualunque possibile interpretazione! E la tua, indipendentemente che coincida o meno con la mia, mi piace molto.
Caro Marcello,
solo una domanda: tu sei convinto che ci sia un modo per essere perfetti dinanzi alla morte?
Io penso di no, la morte da un punto di vista temporale, è punto impreciso della nostra vita, al contrario della nascita.
Nel tentativo quasi patetico che l’uomo adotta nell’atteggiarsi dinnanzi all’ultimo evento della propria vita, si osservano una cosa precisa: l’autocelebrazione del proprio ego che rasenta un narcisismo cronico anche nell’ultimo istante, quello del ciack, o del sorridi dinnanzi al flash…..e poi è un attimo.
Comunque bravo
Intanto, grazie mille per i complimenti.
Un modo perfetto? Probabilmente ognuno può trovare il proprio, per quanto difficile. Normalmente cerchiamo di rimuoverla perché la temiamo, e da ciò probabilmente deriva quella autocelebrazione che tu dici, ovvero un modo per negarla. Se si accettasse invece la morte come parte integrante della vita, e non solo come sua contrapposizione, ecco, forse potremmo approcciarla più serenamente con una maggiore maturità, cosa che a molti pochi riesce.
Il tuo racconto e’ quello di una giornata “poco” normale…il giorno dei giorni.
Si effettivamente per quanto ci si possa preparare ad accogliere il nostro ultimo attimo di vita, e’ sempre difficile aspettarlo nella maniera giusta, semmai ci fosse.
Io ho interpretato il tuo corto, forse nel senso opposto: andare incontro alla morte e’ un po’ prenderla in giro, accettarne la sfida sapendo che sarà una strada senza uscita….o se preferisci a senso unico.
Complimenti ed auguri per il tuo futuro
Grazie mille!
Io credo che, soprattutto per un corto aperto come questo, ogni lettura che un film suggerisce sia valida. Incasellarlo in un’unica chiave interpretativa sarebbe limitante… quindi, ben venga qualunque possibile interpretazione! E la tua, indipendentemente che coincida o meno con la mia, mi piace molto.
3.55 minuti piu’ lunghi del titanic