Sessanta minuti, solo sessanta minuti prima di morire, questa la storia di Derrick Jamison lasciato libero un’ora prima della sua esecuzione. Un fatale errore, lo sbaglio di uno Stato distratto che punta il dito senza le giuste prove, che condanna e uccide marchiando con la parola colpevole il corpo e l’anima di un uomo. No, signori, nessun film americano dove alla fine vincono i buoni, dove basta una scritta The End e una lacrimuccia per tornare a casa felici, questa è pura e cruda realtà, la storia di un uomo al quale sono stati rubati venti anni di vita, un essere umano privato della sua libertà e proclamato colpevole di un crimine da lui mai commesso. Il 29 novembre presso lo scientifico Majorana di Guidonia si è celebrata la VII edizione della giornata internazionale Città per la vita-Contro la pena di morte, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Assessorato Pubblica Istruzione e Cultura del Comune di Guidonia, con l’appoggio dalle varie associazioni umanitarie per i diritti umani, unite all’interno della Word Coalition Agaist the Death Penalty. La conferenza oltre ad essere presieduta da due membri della comunità di Sant’Egidio vede la presenza del preside Eusebio Ciccotti, del presidente del consiglio comunale Stefano Sassano e di Andrea Di Palma, assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura del comune di Guidonia. Questo sopravvissuto al braccio della morte ha potuto raccontare la sua storia davanti a giovani liceali che interessati hanno rivolto a Derrick molte domande. I ragazzi erano curiosi, volevano sapere il perchè di questo arresto, il perchè di tanta sofferenza. Dopo 20 anni passati in carcere per errore come ti ha ripagato lo Stato?. Derrick in modo secco ha risposto di non essere stato affatto ripagato, non ci sono compensi per chi viene riconosciuto innocente: ora è disoccupato da un anno. Un racconto che mette i brividi che ci mostra uno spaccato dell’America che forse pochi conoscono, lo Stato gigante, della grande musica, dei grandi film, delle grande catene commerciali. E dei grandi errori. Uno Stato diviso a metà tra i ricchi dalle belle macchine e i poveri che non possono nemmeno pagarsi un avvocato,ci sono i colpevoli e gli innocenti. E anche questo spesso dipende dal portafogli che si porta in tasca. Ci sono risse di bande per le strade e balli di giovani sedicenni, ci sono i bianchi e i neri. Io non sono stato ucciso dalla condanna a morte. I miei genitori sì. Vedere il proprio figlio rinchiuso per 20 anni in una cella dalle dimensioni improponibili spesso maltrattato,non poterlo abbracciare. Questo hanno dovuto sopportare i genitori di Derrick Jamison, la mamma non ha più retto a tanta sofferenza, è morta di crepacuore come ci dice lui stesso. In questi 20 anni non le è stata rubata solo la vita ma la dignità di uomo, di potersi difendere, di sentirsi libero, di proclamarsi innocente, di dire la verità ed essere creduto, di vedere il sole la mattina, di fare Natale a casa, di abbracciare i suoi, di studiare e sognare. Nel 2005 ad un’ora prima della morte il condannato viene rilasciato perché innocente. Tornare a casa è stato come il giorno prima di Natale per i bambini,ho provato lo stesso. A poco a poco Derrick torna alla vita normale ma non è facile deve ripartire da zero, deve ricostruirsi un futuro sul niente dei 20 anni passati in carcere ad aspettare il boia. Alle nostre telecamere racconta la sua esperienza con occhi lucidi ma con la speranza di cambiare le cose, la sua storia deve essere un esempio. Pregavo, pregavo e cercavo di salvarmi la vita studiando legge. Anche in carcere ha continuato a sperare,pur vedendo i suoi amici morire di giorno in giorno,pur sapendo di dover morire lui stesso.Derrick Jamison. Condannato a morte dallo stato dellOhio. Scarcerato dopo 20 anni a unora dal boia. Innocente.