In corrispondenza della Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, svoltasi a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre scorso, in Cina è ancora “allarme rosso” per la nube tossica che avvolge il paese.
Questa misura attuata dal governo è volta a cercare di arginare il tanto famigerato smog che proviene dalle aree industriali delle città, ma un numero crescente di abitanti, specialmente nella capitale, sta prendendo nuove precauzioni contro l’inquinamento.
Una di queste modalità, che sta diventando molto popolare, prevede l’inalazione di aria fresca da alcune bombolette, messe in vendita dalla Vitality Air. La società canadese, che si propone di diventare la “nuova acqua in bottiglia”, ha espresso sul suo sito web la difficoltà nel soddisfare le richieste provenienti proprio dalla Cina, con la quale ha istaurato rapporti economici sempre più solidi a causa del tasso d’inquinamento in rapida crescita.
Il fondatore, Moses Lam, ha dichiarato di aver iniziato questo business per scherzo: dopo aver letto che il miliardario cinese Chen Guangbiao vendeva aria pulita in lattina a 1 dollaro al barattolo, decise di mettere in vendita, allo stesso prezzo, sacchetti d’aria provenienti dalle Montagne Rocciose. Grazie all’enorme richiesta, il suo commercio è decollato, trasformando in breve i sacchetti in pratiche bombolette da 7,7 litri, equivalenti a 150 respiri, al prezzo di 59 dollari.
In un paese dove l’inquinamento raggiunge quasi i numeri della densità di popolazione l’impossibile diventa una necessità e ciò che tutti diamo per scontato può diventare un bene introvabile. La conferenza sul clima e sugli effetti dovuti dall’inquinamento forse potrà creare nuovi presupposti perché questa cappa irrespirabile possa propagarsi fino ad avvolgere l’intero pianeta.
Giorgia Golia