È un pizzaiolo italiano di 44 anni la causa dell’allarme terrorismo paventato lo scorso 25 gennaio alla stazione Termini di Roma.
L’uomo, separato, si stava recando, come ogni settimana, a trovare il figlio con un grosso regalo, ma senza averlo, purtroppo, incartato con un bel fiocco. Si trattava infatti
di un fucile giocattolo che il pizzaiolo, nelle immagini delle telecamere di sorveglianza, stava trasportando senza alcuna protezione o custodia sin dalla stazione di partenza del suo viaggio: Bologna, stazione della Metro B della Capitale.
È stata proprio l’estrema visibilità dell’arma a far preoccupare i primi passanti, i quali hanno subito dato l’allarme e solo allora hanno permesso agli agenti della Polfer di evacuare lo snodo ferroviario e di bonificare l’area. Le forze dell’ordine non hanno trovato traccia dell’uomo col cappellino bianco, poiché egli aveva già preso un altro treno fino alla stazione Termini.
Arrivato nel più grande snodo ferroviario e metropolitano di Roma, ha subito suscitato tensione tra i pendolari che vi transitavano con le loro valigie, ma nonostante ciò è riuscito a prendere la coincidenza che lo avrebbe portato ad Anagni per riabbracciare il figlio. La paura per un attacco di matrice islamica, però, era già dilagata nella stazione evacuata tramite un cordone messo in atto da polizia e carabinieri. Molti treni non erano riusciti ad arrivare in stazione, lasciando milioni di passeggeri in attesa mentre gli agenti setacciavano l’edificio e i binari, nonostante la bonifica stesse dando esito negativo.
Solo intorno alle 21 il presunto attentatore è stato fermato sul treno da un carabiniere in servizio, ma era stato rilasciato dallo per la presenza del tappo rosso, presente sull’estremità della canna del fucile, e perché la notizia non era stata ancora collegata all’uomo in questione.
Sono stati i carabinieri a rintracciarlo presso l’abitazione dei suoi genitori, ad Anagni, e le sue poche dichiarazioni mostrano tutta la sua incredulità: «Tanto clamore solo per aver portato un’arma-giocattolo da regalare a mio figlio» ha confidato, ancora stordito dalla notizia di poter essere accusato di procurato allarme.
In questa storia che ha quasi dell’inverosimile, tuttavia, emerge un dato evidente e preoccupante: la sicurezza promulgata da tanti piani antiterrorismo o la presenza dei militari in luoghi nevralgici come i punti di snodo ferroviario possono davvero bastare a farci sentire sicuri? Se l’uomo fosse stato un vero attentatore avrebbe potuto arrivare a Termini senza problemi, mostrando persino la sua arma a sguardi di milioni di pendolari e usandola al momento opportuno. L’attenzione di chi lavora per la nostra sicurezza dovrebbe essere sempre massima e non permettere che episodi, sia di allarmismo ingiustificato come in questo caso che di paura e violenza, possano mai accadere nelle nostre città.
Giorgia Golia