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    “L’omicidio delle mani mozzate” e l’intuizione del Sostituto Procuratore Generale

    Era il 5 novembre 2009 a Cocquio Trevisago in provincia di Varese quando avvenne un delitto molto efferato, quello di Carla Molinari di anni 82.

    molinariIl killer dopo essersi introdotto nella villetta ed aver accoltellato la signora, mozzava le mani al cadavere, per evitare che venissero trovati residui di Dna, magari rimasti nelle unghie della stessa nel tentativo di difendersi dai fendenti.

    Dopo la scoperta del cadavere, furono trovate sulla scena del crimine cinque mozziconi di sigarette, sui quali vennero rintracciati cinque profili di Dna differenti di soggetti di sesso maschile.

    La notizia del delitto e del tentato depistaggio, circolante sui giornali della zona, non passa inosservata ad una testimone che ricordava lo strano episodio di alcuni giorni precedenti l’omicidio in cui, davanti ad un centro commerciale di Varese, notava un tizio prendere dal posacenere antistante la struttura, dei mozziconi di sigaretta spenti ed introdurli in un piccolo contenitore.

    Insospettitasi, letta la notizia del crimine ne informava i carabinieri, che così dopo una celere indagine, identificarono l’uomo in Giuseppe Piccolomo e perquisendone l’abitazione, rintracciarono sul comodino della camera da letto, un coltello con tracce ematiche e Dna della vittima.

    manfredda-copiaGiuseppe Piccolomo, venne così condannato all’ergastolo, pena confermata anche in sede d’Appello.

    A fine udienza le figlie del Piccolomo si avvicinarono al Sostituto Procuratore Generale di Milano Dott.ssa Carmen Manfredda, per ringraziarla di aver assicurato alla giustizia il loro padre-mostro che fin da piccole le maltrattava e violentava.

    Durante quell’episodio però le ragazze raccontarono un particolare che non sfuggì all’attenzione del PG Manfredda, le stesse, dichiararono che fin dalla tenera età, il loro padre le minacciava e per intimorirle diceva loro di fargli fare la fine di Lidia Macchi, emulando un gesto satanico a mo’ di accoltellamento, in più raccontarono che secondo loro era stato sempre il padre ad uccidere la madre Marisa Maldera nel 2003, motivo per cui Piccolomo era stato condannato ed aveva patteggiato un anno e quattro mesi per omicidio colposo, venendo così archiviata la richiesta per omicidio volontario.

    Ma la Dott.ssa Manfredda non ci sta e decide di avocare il caso Maldera, in quanto la condotta cambia il fatto storico, ricostruita la condotta reale.

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