La compravendita da parte dei cinesi di grandi marchi non coinvolge solo il panorama nostrano: Hamleys, la mecca dei giocattoli per tutti i bambini d’oltremanica, potrebbe passare di mano ad alcuni investitori di Hong Kong.
La voce non è stata ancora confermata, ma sembra certo che C Banner International Holdings, un gruppo cinese quotato che opera nel settore delle scarpe, abbia confermato di essere in “fase di trattativa avanzata” con il gruppo francese Ludendo per rilevare il negozio di Regent Street, Londra.
Nel 2012 Ludendo aveva acquistato Hamleys da una banca islandese, che lo aveva rilevato ancora prima da una società di investimento. Dato che il gruppo francese si troverebbe in difficoltà, il gruppo cinese avrebbe offerto 100 milioni di sterline per comprarsi la marca di giocattoli.
La delegazione diplomatica cinese, guidata dal presidente Xi Jinping, è stata oggi ospite a Chequers, la residenza di campagna del primo ministro, per una nuova sessione di colloqui. David Cameron aveva già dichiarato: «Sono sicuro che solide relazioni economiche aiuteranno una franca discussione su altri temi». Il presidente cinese Xi Jinpeng, invece, ha voluto tranquillizzare il mondo escludendo un “atterraggio violento” dell’economia cinese che resterà in “forte crescita”.
L’”epoca d’oro” degli investimenti pechinesi nel Regno Unito prevede già un coinvolgimento cinese in progetti per 40 miliardi di sterline, e non si arresterà facilmente, immettendo numerosi capitali nel mercato della Regina e, si spera, donando una linfa a numerose attività commerciali.
Oltre alle grandi speculazioni che coinvolgeranno le borse internazionali e l’alta finanza, però, ciò che ci lascia un velo di stupore sono gli avvicendamenti degli ultimi anni, che ci hanno condotto a cambiare ottica verso quelli che comunemente venivano designati come “giochi cinesi”: prodotti in paesi in via di sviluppo, ma commercializzati da grandi multinazionali con gli occhi a mandorla.
Giorgia Golia