Dopo una lunga e difficile indagine, gli agenti della Polizia di Frontiera di Fiumicino il 17 maggio scorso, hanno arrestato due cittadini bulgari con specifici precedenti di polizia, resisi responsabili dell’illecita acquisizione di migliaia di codici relativi alle carte utilizzate dai turisti presso gli sportelli bancomat dello scalo internazionale.
In particolare, i due, tramite l’installazione di sofisticate apparecchiature elettroniche artigianali sulle casse bancomat, riuscivano a carpire sia il codice PIN, digitato dall’ignaro passeggero, sia i codici presenti sulla banda magnetica inserita nello sportello.
Riproducendo fedelmente la parte superiore metallica del bancomat, infatti, i due sodali avevano inserito una micro telecamera dotata di batterie a litio di lunga durata ed un dispositivo (skimmer) in grado di memorizzare i dati presenti sulla banda magnetica delle carte.
I malviventi sceglievano i bancomat ubicati nella zona arrivi dello scalo aeroportuale in modo tale da poter acquisire prevalentemente codici delle carte in possesso a stranieri di passaggio in Italia, approfittando quindi della loro assenza da casa e prosciugare i conti correnti prima che gli stessi potessero accorgersi degli ammanchi.
Le indagini condotte hanno permesso di individuare gli autori del reato e consentire agli investigatori di scoprire come gli stessi avessero sabotato anche bancomat ubicati all’aeroporto di Malpensa e Venezia.
I truffatori, riuscivano addirittura a manomettere, nelle prime ore del mattino, uno sportello bancomat presso lo scalo di Fiumicino e, solo dopo poche ore, ad effettuare la stessa azione, presso lo scalo aeroportuale milanese.
Nelle prime ore della mattina del 17 maggio, gli uomini della Polizia Giudiziaria dell’Aeroporto di Fiumicino, dopo prolungati appostamenti, hanno individuato i due uomini di nazionalità bulgara intenti a ritirare lo skimmer posizionato sul bancomat qualche giorno prima.
Gli operatori di Polizia Giudiziaria, procrastinavano l’intervento certi che i due soggetti avrebbero raggiunto il covo.
La felice intuizione, infatti, consentiva, dopo un prolungato servizio di pedinamento, di individuare il loro alloggio e dare il via, al momento opportuno, al blitz.
Nel covo romano, l’irruzione ha permesso di individuare e sequestrare centinaia di supporti informatici contenenti i dati sensibili di migliaia di passeggeri.
Solo l’intervento dei poliziotti ha impedito che la mole di dati carpiti fruttasse un introito di svariati milioni di euro.
Le prime risultanze investigative hanno altresì permesso di escludere che i due soggetti, prima di essere tratti in arresto abbiano potuto utilizzare le migliaia di informazioni carpite.
Di Antonio Azzinnari
Info Questura di Roma